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martedì 4 gennaio 2011

Formazione di Oggetti Volanti non Identificati su Roma

Formazione di Oggetti Volanti non Identificati su Roma


Martedì 04 Gennaio 2011 10:09 | Author: Andromeda |

ECCEZIONALE AVVISTAMENTO SU ROMA, DOCUMENTATO CON VIDEO E FOTO DELLA SEQUENZA PROGRESSIVA !!

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Il 29 Dicembre 2010 alle ore 02,10 un esponente del Centro Italiano Ricerche (Roberto M.) mentre stava svolgendo il suo lavoro infermieristico in una clinica in zona Casal Boccone/Bufalotta  a Roma, ha notato degli oggetti volanti non identificati che prontamente ha filmato con il suo cellulare!

Ecco la sua testimonianza: “Mentre stavo svolgendo il mio lavoro di routine terapeutica mi sono soffermato pochi minuti con una paziente per dargli delle spiegazioni mediche sui farmaci da prendere, quando sono stato distolto da cio’ che ho visto dalla finestra. Ho notato, approssimativamente, sopra Guadagnolo/Guidonia, ed in modo ben distinto, quattro oggetti volanti non identificati, tre si trovavano in formazione superiore ed uno (comparso successivamente) piu’ in basso, inizialmente erano fermi ma poi hanno cominciato a spostarsi lentamente;  mentre si spostavano l’oggetto in basso pian piano si avvinava ai tre superiori fino ad unirsi in una formazione perfetta.

Hanno fatto un giro in rotazione spostandosi lentamente e poi sono improvvisamente scomparsi –spegnendosi- proprio come se qualcuno avesse staccato la spina elettrica da una lampada accesa, premetto che la serata era freddina, il cielo era sereno e non si e’ udito alcun rumore”.

Roberto ha avuto la prontezza di filmare l’evento con il suo cellulare, estrapolare le foto in sequenza ed inviarmele. Oltre il video vi mostrero’ l’esatta sequenza fotografica dell’avvistamento.

Copyright: Centro Italiano Ricerche

“E’ TASSATIVAMENTE VIETATO ACQUISIRE E DIVULGARE IL MATERIALE DI QUESTO ARTICOLO SENZA AVER CITATO ESPRESSAMENTE LA FONTE”

Ultimo aggiornamento ( Martedì 04 Gennaio 2011 11:02 )

lunedì 3 gennaio 2011

Le piramidi delle Mauritius

Le piramidi delle Mauritius


Scritto da Sirius_Cily   


A cura di Simone Corradini


La prima volta che lessi dell’esistenza delle sette piramidi nella piana di Plaine Magnein a Mauritius rimasi fortemente colpito. Come era possibile che simili strutture a gradoni quasi identiche (per tipologia costruttiva) a quelle siciliane e sarde nonché a quelle delle Canarie fossero state rinvenute in luogo così lontano? Erano frutto di una medesima “cultura madre” ? Ed in tal caso, chi mai avrebbe potuto costruirle seguendo rotte marittime talmente  lunghe da riuscire persino a circumnavigare l’Africa? Furono proprio questi interrogativi a spingermi a meditare per lungo tempo un viaggio sull’isola più affascinante delle Mascarene, cercando di far combaciare il nostro viaggio di nozze (mio e di mia moglie Alessandra) con il viaggio che avrebbe potuto fornirmi qualche indizio in più su quelle meravigliose strutture a gradoni, unendo così l’utile al dilettevole. Iniziai così a programmare sia il nostro soggiorno sull’isola sia le tappe ed i luoghi da visitare aiutandomi prevalentemente con internet e con l’inestimabile servizio fornito da Google Earth. Si può dire che fu proprio grazie alle immagini da satellite che cominciai a rendermi conto che sull’isola dei defunti Dodo si nascondeva qualcosa di ben più grande rispetto alle seppur bellissime piramidi di Plaine Magnein.



SINGOLARE ALLINEAMENTO

La prima cosa che mi balzò agli occhi era il particolare allineamento delle tre piramidi che si trovano più vicine all’aeroporto, quelle per intenderci che sitrovano più ad Est. A mio parere (e ne sono sempre più convinto) rappresentano anch’esse come le tre piramidi principali della piana di Giza le stelle della cintura di Orione (costellazione visibile anche dall’isola mauriziana). Ad ogni buon conto, continuando a perlustrare per giorni dal monitor del mio pc la superficie dell’isola mi accorsi subito dell’esistenza a Grand Bois così come su gran parte dell’isola di strane macchie scure e strani tumuli a volte di colore nero a volte ricoperti dalla vegetazione, tuttavia non riuscendo a stabilirne la natura rimandai ogni speculazione al viaggio dello scorso Ottobre.


ENORMI E LUNGHI MURI
Sempre da satellite mi accorsi dell’esistenza nel sud dell’isola, in particolare a sud di Savannah a pochi metri dal mare, di alcuni enormi muri di pierta che come ho avuto modo di constatare in seguito sono immensi, lunghissimi e probabilmente della stessa epoca delle piramidi. Tuttavia una volta giunto sul posto non sono riuscito a raggiungere tutti i luoghi che avevo  individuato dal satellite poiché piuttosto difficili da raggiungere in auto ed anche perché ad un certo punto un signore, dipendente di una grossa multinazionale dello zucchero, ci ha bloccati non consentendoci di proseguire sul nostro cammino e precludendoci l’accesso ad una vasta zona sempre a sud di Savannah. Questi antichi muri la cui larghezza varia da 1,5 a 3 metri circa sono stati in gran parte riutilizzati dagli allevatori locali per custodire gli animali al pascolo ed oggi sono caratterizzati da strutture aggiuntive come cancelli di ferro e legno, filo spinato ed abbeveratoi di cemento. La tecnica costruttiva di questi chilometrici muri (che purtoppo da satellite si vedono poco poiché coperti dalle fronde degli alberi) è la stessa di quella osservata sulle piramidi e sono costituiti delle stesse rocce vulcaniche nere che sono state utilizzate nella costruzione delle suddette piramidi e che si trovano praticamente ovunque sull’isola raccolte in immense cataste.
Sempre da satellite è possibile notare come in alcune zone vi siano delle macchie rettangolari o quadrate sul terreno che a mio parere farebbero supporre l’esistenza in passato di altre piccole piramidi oggi forse completamente rimosse per agevolare il passaggio dei mezzi agricoli sugli immensi appezzamenti di canna da zucchero. 

DUE TIPI DI ROCCE
Ma veniamo al dunque. Appena giunto sul sito di Plaine Magnein mi accorsi subito che le piramidi erano abbastanza danneggiate e che si poteva notare un particolare singolare. Queste meravigliose strutture a gradoni furono costruite utilizzando differenti materiali, infatti all’esterno sono tutte ricoperte da roccia vulcanica scura squadrata in blocchi più o meno omogenei mentre all’interno sono caratterizzate da uno o due tipi di roccia biancastra e per lo più caratterizzata da piccoli frammenti grezzi ed in alcuni punti da lastre di altro materiale sempre di colore chiaro.


STRANI FORI
Girando attorno alla prima piramide che incontrammo notai subito una enorme roccia posta alla base della struttura e caratterizzata da tre inequivocabili segni di lavorazione. Si tratta di tre fori perfettamente circolari e molto lisci, profondi almeno una trentina di centimeri e realizzati in modo obliquo. Rimane quindi da stabilire chi li abbia realizzati e quando dato che per ottenere un simile risultato si sarebbe indubbiamente reso necessario l’utilizzo di qualche tipo di trapano ad alta velocità. Ribadisco comunque che non sono in possesso di alcuna prova in grado di dimostrare con certezza che tali fori risalgano all’epoca della costruzione delle piramidi oppure siano stati realizzati in seguito in epoca moderna.


L’ OTTAVA PIRAMIDE?
Poco più avanti accanto a quella che viene comunemente indicata come le quinta piramide del complesso esiste una ulteriore struttura a base quadrata e di forma apprrossimativamente piramidale. La struttura in questione è molto più piccola delle altre sette piramidi ed è praticamente distrutta e ricoperta di vegetazione ma anche in questo caso si nota che è composta da due differenti tipi di roccia (gli stessi delle altre piramidi) e da satellite risulta essere ben squadrata e perfettamente  allineata con il lato nord della piramide ad essa vicina. Tutti questi particolari mi inducono a considerarla come una piccola piramide “satellite”, l’ottava del complesso di Plaine Magnein appunto.  Non posso invece esprimermi in merito del tumulo circolare alla base del capanno del guardiano che per inteso non sorveglia le piramidi bensì le “preziosissime” canne da zucchero. Devo inoltre aggiungere di essere stato prontamente accolto dal manager della piantagione che educatamente mi ha invitato ad alzare i tacchi.

UN SECONDO ENORME COMPLESSO
Il 18/10/10 vale a dire l’ottavo giorno del nostro soggiorno mauriziano intorno alle 13,00 ora locale ci stavamo recando a visitare la fabbrica del thè di Bois Cherì. Oramai mi ero rassegnato ad incontrare solamente informi cataste di pietre ammassate nei campi, prima dagli schiavi poi dai moderni mezzi agricoli, convincendomi che tutte quelle strane strutture osservate da satellite fossero a questo punto semplici cumuli di pietre e niente più. Fortunatamente mi sbagliavo. Guardando distrattamente fuori dal finestrino del Pick-up che ci stava accompagnando i miei increduli occhi scorsero ad un tratto una silouette piuttosto famigliare e con un sobbalzo presi ad urlare per la sorpresa provocando un attacco di cuore ai miei compagni di viaggio del tutto rilassati sui propri sedili. Avevo appena scoperto un immenso complesso di piccole piramidi di cui forse nessuno sapeva niente, a parte ovviamente gli apatici contadini locali. Il complesso in questione è davvero enorme sia per l’estensione, sia per il numero di strutture piramidali che lo compongono. Il sito di Grand Bois si estende per chilometri tutto attorno all’omonimo paesino sia a Nord che a Sud, sia ad Est che ad Ovest e sicuramente molte di queste strutture a gradoni sono state in passato demolite per far spazio ai seminativi e a nuovi edifici, spesso costruiti appunto con tali pietre già abbastanza squadrate e quindi pronte all’uso. Le piramidi di Gran Bois sono mediamente più piccole di quelle di Plaine Magnein e probabilmente se fossimo passati in un altro periodo con le canne da zucchero alte 5 metri non le avremmo nemmeno potute distinguere. Sono strutture a gradoni realizzate con le stesse tecniche costruttive delle altre sette e sempre costituite da due tipologie di rocce. A mio parere sarebbe importante riuscire a mapparle tutte con precisione al fine di poterle censire e numerare ed al fine di poter controllare se la loro disposizione serva a rappresentare sul terreno qualche costellazione come in altri luoghi del pianeta. Inoltre, come nella lontana Teotihuacan ad est di Grand Bois si sviluppa un complesso lineare di piramidi con al centro una strada simile alla più famosa “Strada dei morti” messicana e questo non può che stimolare la mia curiosità nel tracciare similitudini nemmeno così assurde. Nel totale il sito archeologico di Grand Bois conta almeno una cinquantina di piramidi a gradoni e rappresenta a mio avviso una delle più importanti scoperte archeologiche dell’anno.


CONCLUSIONI PERSONALI
Direi che è abbastanza evidente il fatto che a Mauritius sia esistita una civiltà abbastanza antica legata al mare ed organizzata in una società stanziale in grado di occupare stabilmente più o meno tutta la parte meridionale dell’isola e capace di edificare una gran quantità di costruzioni piramidali, muri enormi e strade lastricate di cui si trovano i segni sia a Plaine Magnein sia a Grand Bois. Purtroppo però il governo mauriziano è a dir poco latitante e lacunoso in materia di conservazione e tutela dei propri beni storici e culturali e questo atteggiamento rischia di compromettere la salvaguardia di un pezzo di storia tutto da chiarire e sicuramente molto affascinante. Mi auguro quindi che sempre più appassionati e ricercatori decidano di visitare Mauritius alla ricerca di altre piramidi nascoste ed alla scoperta di qualche dettaglio capace di far luce sulle incredibili similitudini che legano il passato di questa incredibile isola con quello di altre zone del pianeta unite a doppio filo non solo dall’esistenza delle piramidi ma probabilmente anche da origini culturali comuni.  Infine, alla luce del fatto che le canne da zucchero possono raggiungere anche i 5 metri di altezza prima di essere tagliate e che quindi spesso non si riesce a vedere nulla oltre ad esse, nemmeno passandovi accanto, è più che lecito supporre che sull’isola mauriziana possano esservi ancora molte altre piramidi da scoprire.
Credo che l’archeologia abbia bisogno in egual misura di regole ed intuizioni, di ricerca ed immaginazione, poiché senza la capacità di saper guardare oltre i propri limiti si rischia di non oltrepassarli mai.

S.C.
Ecco un breve filmato disponibile su You Tube:



giovedì 30 dicembre 2010

GLI UFO TRA I NATIVI AMERICANI

GLI UFO TRA I NATIVI AMERICANI


UFO nella nazione indiana. Secondo molti ufologi anglosassoni, e alcune correnti europee, le correlazioni tra ipotetiche civiltà aliene e i nativi americani sono troppe per essere liquidate come favole o racconti distorti. I nativi americani non avevano video, o foto da mostrare. Poterono divulgare ciò che videro, alle generazioni successive, tramandando i racconti, le incisioni e la loro cultura mistica.

E’ la fine del dicembre del 1890, esattamente 120 anni or sono un ragazzo, un nativo americano, ferito, si guarda intorno sbigottito. Intorno a se solo cadaveri. Sono quelli degli uomini e le donne della sua tribù. E’ uno dei sopravvissuti al massacro di Wounded Knee. Il ragazzo alza gli occhi al cielo, li socchiude, allarga le braccia e con la voce sibilante sussurra: “Dove sono i miei spiriti?” Dove sono e chi erano gli spiriti dei nativi americani? Wounded Knee rappresenta un episodio simbolo dello sterminio, di fatto, degli indiani d’America da parte dei governi americani del diciannovesimo secolo. Con episodi simili a Wounded Knee fu spazzata via la “Nazione Indiana”, interi popoli. Con essi tradizioni, miti e leggende millenarie andarono spegnendosi nelle riserve.

I discendenti dei nativi americani ne hanno conservato parecchie ma, probabilmente, moltissime testimonianze e racconti più precisi sono andati irrimediabilmente dispersi. Hopi, Cherooke, Sioux, Navaho e altri popoli raccontavano di esseri venuti dal cielo e di strani fenomeni inspiegabili. In quasi tutte le principali tribù degli Indiani d’America esistevano miti e leggende di oggetti volanti ed  esseri misteriosi dai poteri formidabili.

L’intero misticismo e la religione degli indiani americani era fondata su questi aneddoti.
Gli Hopi raccontavano ad esempio dei Katchinas, un popolo venuto dalle stelle per aiutarli ed educarli. Oppure della visione degli “uccelli di fuoco”. Senza dimenticare le “canoe volanti”. Oggi li avrebbero chiamati UFO, oggetti volanti non identificati. Per le tribù indiane erano segni della presenza delle divinità, dei loro spiriti. Gli ufologi moderni, a sostegno delle loro tesi, hanno costruito diversi teoremi. Molti racconti, tramandati sino ad oggi, presentano analogie con quelli delle popolazioni native dell’America Centrale e asiatiche. L’Arizona e il Nuovo Messico, dove abbondano i luoghi considerati sacri dai nativi americani, hanno registrato  una media d’ avvistamenti di UFO esorbitante rispetto ad altre zone del mondo. Il dibattito tra le correnti di ufologi che sostengono queste tesi e gli scettici è destinato a perdurare. A parte pochi cronisti, nel diciannovesimo secolo, erano in pochi ad interessarsi delle tradizioni degli Indiani d’America. La guerra di conquista e di distruzione dell’uomo bianco, probabilmente, ha cancellato tracce preziose. Sia a sostegno degli ufologi che degli scettici. Chi erano in realtà gli spiriti dei nativi americani?

fonte: notiziefresche.info

mercoledì 29 dicembre 2010

CALCOLARE LA DURATA DELLA VITA

CALCOLARE LA DURATA DELLA VITA


di: Anna Ermanni


John Bongaarts e Griffith Feeney, ricercatori dell'organizzazione non-profit Population Council, hanno messo a punto una nuova formula matematica che permette di stimare l'aspettativa di vita di ogni persona. Rispetto al metodo tradizionale di stima, che prende in considerazione formule originarie del diciannovesimo secolo, il nuovo metodo dovrebbe dare dei risultati molto più precisi, sostengono i due ricercatori 


Il nuovo metodo affina il precedente perché applica una formula che si basa sul tasso di mutamento della mortalità. In pratica, nel momento in cui si verifica che l'età media della morte si incrementa, la nuova formula evita una sovrastima dell'aspettativa di vita, mentre quando si verifica una flessione dell'età media la nuova formula evita una sottostima. 


Con la nuova formula i due ricercatori hanno potuto constatare che nelle nazioni in cui c'è una crescita dell'aspettativa di vita, come negli Usa, gli attuali modelli di stima di longevità delle donne errano per eccesso di un biennio. Il nuovo metodo è stato descritto dal periodico "Proceedings of the National Academy of Sciences".

martedì 28 dicembre 2010

BREVETTATO IL GENE BRCA2

BREVETTATO IL GENE BRCA2


di: Johann Rossi Mason


Genetica no profit, associazione inglese libera il brevetto del BRCA2 


L'associazione inglese Cancer Research ha annunciato di aver ottenuto il brevetto europeo del gene BRCA2 legato allo sviluppo di cancro al seno e lo renderà disponibile all'uso per scopi di ricerca per laboratori e ospedali pubblici. Anche se momentaneamente l'accesso ai dati è disponibile solo per i ricercatori inglesi, presto il brevetto sarà svincolato a favore del resto dell'Europa. Si tratta di un passo importante e in controtendenza rispetto al corrente sfruttamento economico dei brevetti a scopi commerciali. 


Il carcinoma della mammella è il tumore più comune tra le donne occidentali che ne sono colpite in misura del 10%. Riconosce diverse cause, di tipo ambientale, ormonale e genetico, ma solo ad una piccola percentuale di casi (5-10%) si riconosce una causa ereditaria dovuta a mutazioni di geni suscettibili. In questi casi la familiarità è fondamentale: il rischio è doppio nelle donne che hanno un parente di primo grado che ha contratto lo stesso tipo di tumore. Il rischio aumenta inoltre se i familiari malati sono più di uno, se l’età di insorgenza è precoce, prima dei 40 anni e se uno dei familiari ha avuto più di un tumore, anche in sede diversa. 


Il 90% dei casi di carcinoma della mammella (CM) a trasmissione ereditaria sono attribuibili a due geni cosiddetti ‘di suscettibilità’, il BRCA1 localizzato nel braccio lungo del cromosoma 17 (17q21) e il BRCA2 localizzato nel braccio lungo del cromosoma 13 (13q12). La maggior parte delle mutazioni di questi geni conferisce alle donne portatrici un rischio quantificato dal 70 al 90% di sviluppare il CM a partire dall'età di 70 anni. Nel frattempo si è ipotizzata l'esistenza di un terzo gene chiamato BRCA3 che potrebbe essere localizzato a livello del braccio corto del cromosoma 8.


Al BRCA1 è imputabile il 50-85% dei casi di tumore della mammella ereditario e il 15-45% di possibilità di tumore all'ovaio. Il BRCA2 è responsabile del 35% dei casi di tumore ereditario della mammella, il 10-20% di neoplasia dell’ovaio e una correlazione di circa il 6% nello sviluppo di carcinoma della mammella nell'uomo. La Cancer Research Tecnologies si è resa disponibile a liberare il proprio brevetto e questo dovrebbe rendere più facile codificare la sequenza del gene e fare dei test per individuarne varianti danneggiate o inattive, allo scopo di valutare il rischio di tumore al seno.

Una situazione complicata, quella del BRCA2, dato che la compagnia americana MYRIAD GENETICS possedeva il brevetto sia per entrambi i geni BRCA (1 e 2) ma anche per le proteine codificate dai geni stessi, informazioni utili a sviluppare test di laboratorio, diagnostici e di trattamento. John Toy, direttore medico del Cancer Research UK è entusiasta: “il cancro è una faccenda troppo importante per essere limitata da interessi commerciali e la Myriad aveva tentato di fare offerte commerciali ai ricercatori per lo sfruttamento dei diritti.

Johann Rossi Mason
E-mail: jobres@ecplanet.com
Sito personale: Comuni-CARE

martedì 21 dicembre 2010

Solstizio d'Inverno: storia e tradizione

21 dicembre 2010



di Vincenzo Galizia


Il Solstizio d'Inverno cade tra il 21 e il 22 dicembre, questa data coincide con il giorno più corto dell'anno e con la notte più lunga. Il Sole è al nadir, il punto più basso che tocca sulla linea dell'orizzonte rispetto al parallelo locale. Da questo giorno il suo potere comincerà a crescere, a rinascere e per questo i popoli dell'antichità celebravano il ritorno del figlio della promessa. Il Natale è la versione cristiana della rinascita del sole, fissato secondo la tradizione al 25 dicembre dal papa Giulio I (337 -352) per il duplice scopo di celebrare la nascita del Cristo come "Sole di giustizia" e creare una celebrazione alternativa alla più popolare festa pagana. I popoli antichi, da sempre festeggiavano il Solstizio, come i Saturnali della Roma antica, della Roma antica, Alban Arthan (la Luce di Artù) nella tradizione druidica, o Yule in quella Germanica, ed altre ancora nelle tradizioni dei popoli dell'emisfero boreale. I Saturnali affondano le radici negli arcaici riti di rinnovamento legati al solstizio d'inverno, quando il Vecchio Sole moriva per rinascere Sole Fanciullo e Saturno era il dio che presiedeva l'Avvento del Natale del Sole Invitto, intendendo il Sole non in senso naturalistico, bensì essenza ed epifania del dio Creatore e Vivificatore. Sarebbe oltremodo riduttivo e svilente considerare i Saturnali semplicemente delle festività più o meno allegre e licenziose, così come una certa tradizione cristiana ha contribuito a far credere. I Saturnali, in effetti, esprimono un profondo pensiero religioso la cui essenza risale alla Notte dei Tempi, a quella Notte di cui auspicavano il ritorno, illuminata dalla Luce di un Fanciullo Divino. Per poter penetrare nell'effettiva natura spirituale dei Saturnali occorre risalire la corrente del Tempo sino alle leggendarie origini di Roma, quando i suoi miti s'intrecciano con quelli di un'altra epica città, cioè Troia. A Roma si svolgevano dal 17 al 23 dicembre, come stabilito dall'Imperatore Domiziano. Alban Arthuan, rappresenta nella tradizione druidica un momento in cui possiamo aprirci alle forze dell’ispirazione e del concepimento. Tutto attorno a noi è oscurità. La nostra sola guida è Arturo, l’Orsa Maggiore, la Stella Polare. Nel silenzio della notte nasce l’ispirazione. Tanto la festività che la funzione sono collocate al Nord, il regno della morte e del mezzo inverno. Il cuore della cerimonia è la conclusione rituale del lutto per la morte della luce, in qualunque forma divina o astratta venga percepita. L’anno che si è avvicinato alla fine con l’arrivo dell’inverno, portando con se il caos e l’incertezza dell’oscurità, ora viene lasciato alle spalle. Il miracolo della nascita ha fermato lo scorrere verso l’oscurità: il flusso si è invertito. La germanica Yule o Farlas, è insieme festa di morte, trasformazione e rinascita. IlRe Oscuro, il Vecchio Sole, muore e si trasforma nel Sole Bambino che rinasce dall'utero della Dea: all'alba la Grande Madre Terra da alla luce il Sole Dio. La pianta sacra del Solstizio d'Inverno è il vischio, pianta simbolo della vita in quanto le sue bacche bianche e traslucide somigliano allo sperma maschile. Il vischio, pianta sacra ai druidi, era considerata una pianta discesa dal cielo, figlia del fulmine, e quindi emanazione divina.
BUON SOLSTIZIO A TUTTI!

domenica 19 dicembre 2010

16 novembre 2010, due Ufo sopra Palermo


DOMENICA 19 DICEMBRE 2010


16 novembre 2010, due Ufo sopra Palermo

16 novembre 2010, due Ufo sopra Palermo

Valentina, mio contatto Facebook e mia concittadina, mi ha segnalato un doppio avvistamento fatto il 16 Novembre 2010 in torno alle 18:15; in realtà il primo sarebbe avvenuto a quest’ora ed il secondo qualche minuto più tardi. Ecco la segnalazione di Valentina:

“Ciao Gabriele, sono Valentina, tua concittadina; abbiamo parlato qualche volta di ufo e alieni, volevo segnalarti ciò che ho visto e che ti riporto in alcuni video e in alcune foto che ho fatto ieri verso le 18:15 a Palermo, in viale del fante,nei pressi dello stadio.

Gli avvistamenti sono 2:
Il primo avvistamento:


foto con filtro ad effetto rilieco, questo
evidenzia che si tratta di un corpo molto
più vicino dello sfondo.

Mi trovavo a Pallavicino, all'altezza dell'incrocio con via Resurrezione, ero in macchina come al solito, in lontananza in direzione del Castello Utveggio (Monte Pellegrino), vedo una luce rossa molto vicina alla città, come se fosse una stella ma più grande, si muoveva molto lentamente (almeno in apparenza). purtroppo in quell'istante non potevo fermarmi, ma dopo la Palazzina Cinese, mi sono accostata e ho scattato una foto, dove si vede un puntino rosso; ma nella realtà, appariva grande circa come una stella rossa decorativa natalizia, quindi molto più grande. Poteva essere un elicottero, ma l'ho escluso del tutto perchè era sempre fermo in un punto, escluderei pure del tutto aerei e quant'altro perchè la luce era fissa.




Questa luce era come se fosse appena sopra la città, vicina al Castello Utveggio, ma distante dalla montagna, non poteva essere dunque, un palo con una luce per segnalazioni. Purtroppo ho potuto scattare una sola foto che non rende bene, tra l'altro il mio cellulare e nuovo, e non so ancora usarlo bene. Non do per certo che possa essere un ufo, ma preferisco, se puoi che sia  tu a valutare. Ti allego la foto originale, e la stessa foto con la luce cerchiata (da me) che indica il punto preciso.

Il secondo avvistamento:

foto con filtri sovrapposti di
solarizzazione ed aumento di contrasto
Quando mi sono fermata in viale del fante per fotografare il primo avvistamento, ho visto nello stesso istante, una luce bianca, come può apparire una stella ad occhio nudo, che anch’essa si muoveva lentissima. Di questo ho 2 video, ahimè, non molto chiari, tra l'altro in formato 3gp. La luce puoi vederla appena sopra il cartello della fermata del bus AMAT.

Se vuoi dagli un'occhiata, se ti servono ulteriori dettagli, chiedi pure. Ciao. http://webmailvtin.alice.it/cp/imgvirgilio/s.gif

Per prima cosa vorrei sottolineare che, la zona di Monte pellegrino, e sempre più teatro di avvistamenti significativi, e che sembra essere zona di attraversamento da parte di UFO che vanno e vengono tra la città di Palermo ed il mare retrostante alla montagna stessa.


foto dell'oggetto bianco, ingrandire
molto per osservarlo.
In secondo luogo vorrei dire, che a Monte Pellegrino, sono presenti varie luci di segnalazione, queste sono quasi tutte di colore rosso e fisse; ultimamente è stata aggiunta un'altra luce rossa di segnalazione, ma questa volta intermittente. Queste luci sono ben distinguibili anche a distanza, quindi nonostante la loro presenza, escludo che si possa essere trattato di quest’ultime. E’ anche importante sottolineare, che la luce rossa vista da Valentina era apparentemente ferma, ma a detta della testimone si muoveva lentamente ed era grande quanto una stella natalizia (ovvero un luce da albero di natale) ma più luminosa.

Per quanto riguarda le affermazioni sulle possibilità che escludono si sia trattato di un elicottero, in realtà proprio per il suo movimento lento ed a volte totalmente statico, potrebbe invece esserlo; infatti per ora sopra Palermo c’è molto movimento di elicotteri con sole luci rosse accese, che operano per motivi non precisati in modalità semi occultata, ovvero con le sole luci rosse accese ed addirittura in alcuni rari casi con una sola luce. Con questo non voglio dire che si sia trattato di un elicottero, ma semplicmente che i motivi che ci permettono di differire un UFO di questo tipo, da un oggetto convenzionale (non visibile se non per la luce, come: scarsa visibilità dovuta al buio, scarsa qualità del video dovuto all’ottica dei cellulari, ed alla poca luce dell’orario), rendono di fatto impossibile valutare con certezza ed oggettività i video e le foto, quest’ultime però migliori sia come prove che come visibilità rispetto ai due video. Questa non è assolutamente una critica nei confronti di Valentina, anzi, vuole essere di aiuto per migliorare eventuali altre riprese o foto se succederà ancora di avvistare oggetti strani. Valentina in effetti ha fatto un buon lavoro, ed ha mantenuto la giusta calma che gli ha consentito di fare le foto, i video, e poi anche la segnalzione a me successivamente.

Riepilogando, possiamo escludere che la luce rossa sia una luce di segnalazione agli aerei e che questa, sia situata su un palo o altro (sul Monte Pellegrino), possiamo ovviamente escludere che si sia trattato di aerei, e possiamo quasi escludere gli elicotteri (lasciamo qui un piccolo margine di possibilità). Quindi è presumibile (considerando l’affidabilità della testimone), che essa abbia realmente visto e fotografato un oggetto volante non identificato.

Per quanto invece concerne l’avvistamento della luce bianca (che a qualcuno potrebbe sembra una stella o forse Giove), posso assicurare che Giove a quell’ora si trova in direzione opposta e decisamente più in basso; posso anche assicurare con un certo margine, che a quell’ora, non ci sono stelle importanti a livello di visibilità in quella direzione ed in quello spicchio di cielo, in ogni caso, nei pochi minuti trascorsi alla femata, non sarebbe stato possibile notare il piccolissimo movimento nella sfera celeste di un corpo stellare o planetario; invece Valentina, ne ha osservato il lento moto. Anche in questo caso potrebbe realmente aver filmato un UFO. Purtroppo però come nella maggior parte dei casi, non è semplice ne certo che si sia trattato di fenomeni o oggetti sconosciuti ed anormali. 

Nella speranza, che altri testimoni o altro materiale mi pervenga o mi venga segnalato, ringrazio Valentina per la segnalazione, e per il materiale fattomi pervenire via E-mail.

Testimonianza di Valentina K.

Foto e video di Valentina k

Analisi e filtraggio foto di Gabriele Lombardo

Articolo ed analisi di Gabriele Lombardo