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martedì 23 novembre 2010

Galleria fotografica Scie chimiche circolari, evento di Oristano del 19 Novembre 2010 (seconda parte)

MARTEDÌ 23 NOVEMBRE 2010

Galleria fotografica Scie chimiche circolari, evento di Oristano del 19 Novembre 2010 (seconda parte)

Galleria fotografica Scie chimiche circolari, evento di Oristano del 19 Novembre 2010 (seconda parte)


Mentre ancora eventi importanti si susseguono in tutta Italia, sia a livello ufologico, di scie chimiche e di altro genere, ed ovviamente nel resto del mondo dove soffiano venti di guerra; continua la raccolta di foto e video sulla vicenda aereonautica di Oristano del 19 Novembre 2010. Qui a seguito una raccolta di foto di Maria Grazia Campus raccolte durante l’evento, che avete visto nei precedenti articoli (grazie a testimonianze , foto e video, e la galleria fotografica di foto dello stesso evento di Claudia Flore); è a queste seguirà l’aggiunta di foto scattate dopo qualche ora, a testimonianza della formazione di banchi nuvolosi e di manovre aeronautiche di caccia militari, sempre di Maria Grazia Campus.

Ecco le foto in questione:





















Dopo qualche ora dall’evento che ha visto 5 o forse più aerei (o più probabilmente droni) in azione sui cieli Oristanesi (aerei che volteggiavano lasciando scie probabilmente chimiche di forma circolare ed anelliforme), ecco che subito dopo arriva una formazione di 5 caccia militari, che sfrecciano sopra la città per alcuni minuti in manovre evidentemente addestrative, ed in formazione.

Questo ci potrebbe essere utile come indizio per capire i motivi di queste scie chimiche, soprattutto con questa forma anelliforme e spesso concentrica; infatti c’è il forte sospetto che uno dei tanti motivi dell’esistenza delle scie chimiche come arma polivalente, sia proprio l’oscuramento dei cieli con sostanze che impediscono la normale visualizzazione radar, schermando di fatto alcuni aerei ad alta o a bassa quota, ed effettivamente entrando di fatto a far parte delle armi per la guerra elettronica.

Ecco a voi le foto di Maria Grazia:


















Presto in arrivo ancora video, foto e testimonianze sul caso Oristanese.

Foto di Maria Grazia Campus

Articolo di Gabriele Lombardo

lunedì 22 novembre 2010

Galleria fotografica Scie chimiche circolari, evento di Oristano del 19 Novembre 2010

LUNEDÌ 22 NOVEMBRE 2010


Galleria fotografica Scie chimiche circolari, evento di Oristano del 19 Novembre 2010


Galleria fotografica Scie chimiche circolari, evento di Oristano del 19 Novembre 2010


In questo Articolo sarò breve, ma vi voglio presentare una galleria di foto scattate da Claudia Flore sull’evento aereonautico dell’19 Novembre ad Oristano, di cui vi ho precedentemente parlato in un altro articolo. In questo articolo precedente, che tratta delle scie chimiche e dei Taker che formano cerchi nell’aria, e per ore roteano sopra i cieli Oristanesi (correlato da video e foto di Antonio Corriga) troverete maggiori dettagli sull’evento.

Lascio a voi la visualizzazione delle immagini, che credo parlino da sole, vorrei solo fare un piccolo appunto su di esse e sul fenomeno delle scie chimiche in generale.























Non è novità che nelle fotografie delle scie chimiche e nei video, spesso vengono ripresi UFO o presunti tali; in genere sono visualizzabili sfere luminose (bianche) o metalliche (scure), o comunque che a seconda della posizione riflettono o meno la luce del sole; altre volte ma più raramente vengono ripresi UFO discoidali o sigariformi, e sempre più spesso invece EBANI, quest’ultimi spesso rilascerebbero materiali analogo a quello delle scie chimiche, ma in versione organica.

Nelle foto in questione, scattate dall’amica Claudia, sono evidenti alcune piccole anomalie, che potrebbero essere riconducibili al fenomeno ufologico, ma le dimensioni  delle fotografie e la conseguente qualità in pixel, non consentono l’analisi fotografica con ingrandimenti e filtraggi. Mi attengo a dire soltanto che nelle foto ci sarebbero degli oggetti apparentemente sferiformi (principalmente di colore scuro), questi potrebbero essere oggetti volanti non identificati, ma non posso escludere che si tratti di granelli di polvere sull’obiettivo, o insetti che passano davanti alla fotocamera a qualche metro di distanza (anche se escluderei quest’ultima ipotesi, perché gli oggetti sono nitidamente sferici e delineati, tranne in un caso).

Ringrazio Claudia Flore per le foto e la gentile collaborazione, seguiranno probabilmente altre gallerie di immagini, e testimonianze dell’evento.


Colgo l’occasione per scusarmi con tutti coloro che attendono le mie pubblicazioni di avvistamenti ufo, scie chimiche, orbs ed altro, poiché non riesco da solo a fare tutto quanto, vi chiedo di pazientare. Appena sarà possibile provvederò a  visionare e pubblicare tutto il materiale che mi avete inviato o esposto.

Cordiali saluti dal Blogger Gabriele Lombardo

Foto di Claudia Flore

Articolo di Gabriele Lombardo

sabato 20 novembre 2010

LA MUSICA DELL'UNIVERSO: RELAZIONE TRA NOI E SUONI SACRI

LA MUSICA DELL'UNIVERSO: RELAZIONE TRA NOI E SUONI SACRI


Tutto inizia da un seme. Le scritture antiche descrivono questo seme originale, chiamato bija, come un suono. Esse raffigurano l’immagine mistica di un suono primordiale dal quale l’intero cosmo si è manifestato. Vedono pianeti, stelle, galassie legate insieme magicamente da frequenze sonore. Anche la fisica quantistica ha da poco scoperto questo campo di vibrazione dinamica che unifica e sostiene, sopra il quale fluttua tutta l’esistenza.


Il nostro universo fisico contiene in sé stesso delle caratteristiche musicali. A livello atomico, ogni cosa danza, creando la sua propria “musica”, vibrando a diverse frequenze sonore. Ci sono suoni che ci imprigionano in questo mondo temporaneo e suoni che ci liberano da esso. Nello yoga  sintonizziamo noi stessi su quelli liberatori, cioè le frequenze divine dell’universo. Attraverso la pratica dello yoga, possiamo partecipare alla sinfonia dei suoni sacri.

Tra tutti gli antichi rituali dell’umanità, nessuno è così largamente applicato in questi tempi moderni come quello che rende gloria alla divinità mediante il canto o la recitazione. In tutte le varie tradizioni e fedi che abbelliscono il mondo, sia che una persona sia cosciente che la vita origini dal suono oppure non lo sia, il cuore dell’uomo è stato sempre motivato ad esprimersi attraverso il suono. Dopotutto, noi veniamo all’esistenza come neonati attraverso il suono. La conferma della nostra esistenza avviene quando i nostri primi pianti sollecitano una amorevole e appropriata risposta dai nostri genitori. Così impariamo che possiamo influenzare la vita intorno a noi tramite il suono, e reciprocamente siamo incredibilmente influenzati dai suoni dell’ambiente circostante. L’esperienza uditiva lascia delle impressioni nella nostra coscienza che sono differenti da qualsiasi altro stimolo percepito dai nostri sensi. Il potenziale che il suono possiede nell’influenzarci ad un profondo livello emotivo fa della musica il nostro linguaggio universale. In accordo alle antiche tradizioni, la musica è ovunque.
Noi ascoltiamo il linguaggio musicale nel canto degli uccelli, nel gorgoglìo dei ruscelli, nel rullare dei tamburi, nei grilli della sera, nel mare in tempesta, nel riso, nel pianto, in ogni cosa. Le più antiche tradizioni credevano che l’universo intorno a noi “cantasse”, comunicandoci. La vibrazione energetica che produceva il suono era in sé stessa evidente e i significati di questi canti non richiedevano spiegazioni. In sanscrito, questo si chiama samskrita, o “comunicazione perfettamente compiuta” perché denota un’intima relazione tra la struttura della realtà e il suono prodotto. La filosofia mimamsa dichiara che tutti i suoni esistono eternamente e richiedono solo una variazione delle arie oppure del respiro (individuale o universale) affinché si manifestino. Questo movimento delle arie (prana) è attivato dal fuoco (agni), oppure dalla luce, simbolo di conoscenza. Il linguaggio sanscrito si crede sia stato generato da una conoscenza segreta trasmessa dal suono che è uno dei più potenti mezzi di rivelazione. Gli antichi inni vedici (dei Veda) sono dirette manifestazioni dei suoni sacri che ascoltiamo (shruti) dai saggi poeti che li sintetizzano mettendoli in forma scritta. Questo “ascolto” avviene dapprima nella propria coscienza. Queste rivelazioni assumono una controparte sonora. La consistenza tra i suoni (shabda) e il loro significato (artha), la realtà così annunciata, stabilisce la chiarezza nella comunicazione. L’universo ha sempre parlato all’uomo in un linguaggio chiaro. Ma cosa ci sta dicendo?
L’universo ci parla costantemente della natura divina di tutto ciò che ci circonda! La Chandogya Upanishad descrive che tutta la musica, tutte le canzoni, le parole e tutti i suoni sono uniti tra di loro dal pranava omkara, come foglie unite al ramo. Gli yogi identificano la sillaba sacra “OM” come il suono sacro originale dal quale provengono tutti gli altri suoni. Non fu mai creato e non sarà mai distrutto. Tutti i suoni esistono eternamente all’interno dell’OM ed è solo un cambiamento nel livello vibrazionale della nostra coscienza che produce suoni diversi. Poiché “la natura dell’etere nello spazio del cuore” (antar-hridayakasha-shabdham) è in effetti uguale alla sillaba OM, questo cambio di coscienza inizia con il parlare e cantare dal profondo del cuore. I praticanti seri dello yoga hanno come scopo il generare suoni che emanano direttamente dai loro cuori, dallo spazio dentro di noi, che è qualitativamente non differente dall’OM. Molto spesso un cuore addolorato, solo, affamato inizia il proprio viaggio nel suono sacro.
La letteratura vedica ci offre una bellissima narrativa illustrandoci il modo in cui il primo essere creato sperimentò il suono sacro. Questo si collega con il profondo desiderio di unirci con le nostre aspirazioni divine. Il primo essere creato, Brahma (la divinità dei Purana), si sentiva insoddisfatto, seduto in solitudine sul fiore di loto della sua coscienza che stava sbocciando. Brahma si mise ad ascoltare in quieta meditazione, cercando di capire la ragione della sua esistenza e invitandola a manifestarsi. Sintonizzandosi con la musica dell’universo, ‘vak’, ella apparve davanti a lui come Sarasvati, la dea della musica e del sapere, offrendogli un valido strumento per aiutarlo a concentrarsi dentro il suo cuore.

Questo strumento è il mantra che servì a liberare (tra) la sua mente (manas) per raggiungere un livello di ricettività al suono sacro. Quando il potere di ascolto divenne sempre più profondo, egli sentì il suo cuore impregnarsi di shabdha brahman (il termine usato nelle Upanishad per designare il divino), o il suono assoluto. Questo suono incantevole era quello del flauto di Krishna, che nella sua potenza spirituale non differisce dall’OM, il quale sbocciò dapprima nel gayatri mantra, poi nei quattro versi essenziali del Bhagavata purana e successivamente nell’intero Veda! In tale modo la ricerca del significato della vita e delle rivelazioni divine diventano strettamente unite alla sperimentazione dei suoni sacri. I mantra ci preparano a questa esperienza.



I mantra sono le chiavi della creazione. Le loro vibrazioni, come le parole e la musica, sono infuse di energie creative specifiche. L’antica scienza medica dell’Ayur Veda riconosce tre tipi di mantra che corrispondono alle tre qualità caratteristiche della natura che permeano l’universo fisico. I testi vedici descrivono questa energia costituita da suoni come uno stampo, un progetto mediante il quale un suono assumerà una forma fisica o mediante l’effetto che avrà sull’ambiente. Particolari codici sonori informano la materia sull’aspetto che dovrebbe avere. Le rappresentazioni visuali dei mantra che comprendono colori specifici e strutture geometriche che assorbono l’energia dei mantra sono chiamati yantra. Dagli yantra sono generate altre forme. Qualsiasi oggetto materiale incontriamo, perfino ogni emozione sottile, ha una controparte sonora. Alcuni yogi mistici riescono, in modo strabiliante, a manifestare un oggetto fisico recitando un mantra il cui suono contiene i semi per la creazione dell’oggetto. Noi abbiamo la stessa capacità mistica di manifestare la nostra coscienza divina attraverso dei mantra dall’origine sonora appropriata. Questa coscienza divina è dentro di noi, nel più profondo del nostro essere.


La più potente esperienza del mantra divino accade quando noi liberiamo la nostra mente nella sua manifestazione sonora attraverso una recitazione costante: “Questa [rappresentazione verbale del Supremo] deve essere ripetuta costantemente e il suo significato è percepito nel cuore” (taj-japas tad-arthabhavanam, Yoga Sutra 1.28, traduzione del Dott. Graham Schweig). Il saggio Patanjali incoraggia qui una continua e sentita ripetizione del mantra divino, il quale invita l’essenza spirituale a manifestarsi nella nostra esistenza.
I mantra sono di natura misteriosa ed eterna e hanno il potere di tirare le redini dei nostri pensieri fluttuanti per attrarci nella profonda e gioiosa esperienza dell’essere. I mantra sono le chiavi che aprono il dialogo interiore naturale dell’anima con la divinità. Per una pratica yoga che sia efficace, i mantra sono dunque essenziali. Quando vengono recitati ad alta voce, con un accompagnamento musicale, insieme ad altre persone che compiono le stesse pratiche (kirtana), oppure recitati in una meditazione solitaria e devota (japa), l’intonazione dei sacri suoni nella forma dei mantra è di una potenza unica e insuperabile allo scopo di elevare velocemente la coscienza. Il solo requisito per un canto efficace dei mantra è quello di sospendere completamente la propria identificazione con la mente. Per uno yogi, il più grande sacrificio, o yajna, è l’arrendere la propria mente al mantra. Questa offerta della propria mente con la recitazione di preghiere nel linguaggio rituale, o mantra, è il più antico metodo usato dall’umanità per unirsi alle sue origini divine. Dall’antichità fino ai giorni d’oggi, la meditazione con kirtan e japa è praticata abbondantemente da coloro che rifiutano di limitarsi entro i confini della materia.















Completamente al di là del vertiginoso ciclo dell’esistenza materiale, nel regno divino, dove ogni parola è una canzone e ogni passo una danza che celebrano la divinità, l’antica poesia sanscrita rivela un kirtan ispirato che consiste di 16.000 partecipanti principali! Il decimo canto dell’opera Bhagavata Purana, conosciuto come la rasa lila di Krishna, risplende con bellissime descrizioni di maestri di yoga chiamati gopi. In risposta a un richiamo d’amore da parte della divinità (quando Krishna suona il suo flauto), queste perfette yogini sono ispirate spontaneamente ad unirsi tra di loro e con la divinità, creando un cerchio perfetto di canti, danze e musica. Questo cerchio è conosciuto come rasa mandala, e i grandi maestri ci hanno rivelato che è l’essenza di tutti i kirtan che hanno decorato l’etere dall’eternità.
Quando noi offriamo i nostri cuori alla pratica del kirtan, recitando versi sacri, mantra sacri, noi invitiamo la divinità a una relazione più intima, proprio come quella ottenuta dalle gopi con Krishna, quando esse danzarono nella rasa mandala, abbracciandolo. Questa unione è il cuore dello yoga, ed è compresa nella definizione stessa della parola yoga: dalla radice sanscrita “yug” che significa “unire”, “aggiogare”, “connettersi”. Al di là dell’ovvia intimità tra l’anima e la divinità, la rasa mandala indica una potente connessione tra i membri della comunità degli yogi e yogini che insieme si sforzano di realizzare intimamente il divino. Questa comunità spirituale si chiama sanga, ed è costituita per ravvivare la nostra danza con il divino. Nel libro di Graham Schweig, La danza del divino amore, egli estende la definizione del termine sanga, come simbolizzato dalla danza rasa, accogliendo tutte le diverse tradizioni religiose. Le gopi danzano e cantano in sinfonìa nella rasa lila (una manifestazione dei loro sentimenti armoniosi e sincronici nella celebrazione della divinità) diventando un modello comportamentale per gli esseri umani nell’unirsi insieme all’eterna danza dello yoga: “dove Dio e l’anima perdono sé stessi nei ritmi, nelle melodie e nei movimenti dell’amore divino!” Questa “danza dell’amore divino” è la più elevata realizzazione del kirtan, il fine del canto dei mantra.

Innamorarsi del divino attraverso i suoni sacri! Cosa può essere più allettante? Una pratica di yoga efficace renderà la persona particolarmente accorta ai suoni che produce e ai suoni che ascolta, perché la pronuncia e l’ascolto del suono costituisce un cerchio completo nel esperire i suoni sacri. Le scritture vediche sono conosciute come Shruti (conoscenza ricevuta attraverso il sistema uditivo). Shruti è anche conosciuta come apaurusha, cioè la conoscenza che non ha origine dall’uomo. L’“oratore” dei suoni sacri è la divinità stessa, questo è confermato dal Bhagavata Purana (3.26.33). Gli yogi cantano di questo regno immortale quando permettono a loro stessi di essere usati come strumento del divino. Questa esperienza sommerge il cuore dei più sinceri partecipanti al kirtan. Il mantra è dapprima cantato dalla persona che guida il kirtan (mentre l’udienza ascolta), successivamente l’udienza risponde (mentre il leader ascolta). I suoni sacri sono così sviluppati in modo ciclico e dialettico.
Questo dialogo sacro tra colui che guida il kirtan e coloro che rispondono serve come modello di una comunicazione illuminata – le parti sono sintonizzate tra di loro, espressioni che si rispecchiano con l’intento di fare della divinità l’asse attorno al quale ruotano i suoni. In modo simile, nella recitazione individuale del japa è generato un ritmo ciclico simile a un mandala, con l’aiuto di un mala – una corona composta da molti grani – e durante la recitazione il senso del tatto aiuta la concentrazione sulla pronuncia e l’ascolto del mantra.


Lo sviluppo della nostra relazione con il suono sacro è molto illuminante. La nostra percezione della realtà risplende più luminosa quando coscientemente ci sforziamo di unirci alla sinfonia dei sacri suoni che sostengono ogni esistenza. Questo atto di unione è yoga. Il creare suoni che nutrono la nostra esistenza allinea la nostra aria vitale (prana) con la luce della pura coscienza. I suoni così pronunciati aspirano a diventare simili alle canzoni piene d’amore delle gopi. Scopriremo così il potere del suono raggiungendo la destinazione più meravigliosa, questo luogo divino che è già dentro di noi.

Krishna Kanta Dasi (Catherine Ghosh)

fonte: riflessioni.it

venerdì 19 novembre 2010

INCONTRI TRA UMANI E CREATURE DI ALTRI MONDI

venerdì 19 novembre 2010


INCONTRI TRA UMANI E CREATURE DI ALTRI MONDI


LA PERCEZIONE DI UN EVENTO

di Pietro Ponzo 

Non sono in grado di esprimere in parole come questa esperienza si sia sviluppata, posso spiegarmelo in questo modo: mi sono trovato a muovermi su due piani nello stesso istante.
Comunque quello che mi accingo a scrivere, ripreso dai miei appunti, non è un racconto di fantasia ma un fatto realmente accaduto che ancora oggi non so come possa essere accaduto. Tutto si svolse in piena lucidità mentale, stavo guidando, ma come se nella mia mente si fossero scisse due logiche nello stesso momento e tutte e due presenti nella realtà. In pratica ho vissuto un’esperienza in contemporanea con l’atto di guidare la macchina. Devo evidenziare che il caso cui farò riferimento alla fine io non lo conoscevo per niente ne venni a conoscenza solo dopo essere entrato a far parte di un centro Ufologico.

Era il 5 novembre 1993. Terminate le otto ore lavorative salii in macchina per tornare a casa e mentre percorrevo il solito percorso, una strada di campagna non illuminata tra Pomezia e Ciampino, ebbi la netta sensazione di vivere una strana esperienza con un piccolo essere. Quando ebbe inizio questa esperienza non vi erano altre macchine né dietro né avanti a me e stava calando la notte.

Esperienza
La macchina si fermò improvvisamente e le luci degli anabbaglianti rimasero accese. Mentre scendevo per controllare cosa fosse accaduto, sentii provenire dalla cunetta che costeggiava la strada dei lamenti. Non gli diedi peso e mi avvicinai al cofano della macchina per aprirlo. Con la coda dell’occhio vidi di sfuggita un’ombra che saltellando si allontanava lungo i bordi interni della cunetta. Gridai: chi c’è lì? Nell’udire la voce, l’ombra si sollevò da terra di qualche metro emettendo strani suoni simili ai lamenti uditi pochi attimi prima. Impaurito, lasciai il cofano e mi rifugiai in macchina chiudendo il vetro e la portiera con la sicura. Provai a rimettere in moto, niente il motore non voleva saperne di avviarsi. In questo frangente vidi planare davanti ai fari, a circa tre metri, una piccola figura molto goffa sembrava come se fosse raggomitolata in se stessa, toccò terra s’innalzò di nuovo di pochi centimetri si estese un poco e rimase immobile. Sembrava guardarmi. Ero sbigottito da questa stranissima presenza. Questo piccolo essere aveva una grande testa rotonda dove risaltavano due grandi occhi circolari. Il corpo era tozzo di un colore marrone chiaro tendente al verde scuro. Illuminato dai fari, appariva come un grosso tronco pieno di protuberanze ed era ricoperto da una sostanza viscida che risplendeva alla luce. Accesi gli abbaglianti e con stupore vidi che alcune parti del corpo diventavano di un bianco brillante. Ora anche gli occhi riflettevano di una luce intensa ma frammentata da molte sfaccettature. Due piccole ed esili braccia erano distese lungo il corpo e le gambe erano corte ma grosse. Ebbi la sensazione di avere un vuoto mentale mentre una voce mi diceva di non avere timore. A quel punto uscii dalla macchina e gli gridai: chi sei? La risposta la sentii nella testa: Vengo da molto lontano. Il respiro di quella strana figura era cadenzato e a ogni respiro il corpo era percorso dall’alto verso il basso da onde concentriche che si muovevano ritmicamente. Mentre siamo uno davanti a all’altro vidi in lontananza, alle sue spalle, i fari di una macchina che si stava avvicinando, pensai che poteva aiutarmi a far ripartire la mia vettura. A questo pensiero vidi quella strana creatura sollevarsi velocemente da terra e sparire in alto nel buio. La macchina passò ma non si fermò alla richiesta di soccorso. Feci un gesto di stizza e mi girai intorno. Sono solo anche quel piccolo essere è scomparso. Riprovai ad avviare il motore, al primo colpo si avviò, inserii la marcia e mi allontanai. Percorsi pochi metri sentii di nuovo nella mente una voce: Ci rivedremo. Arrivato in prossimità della Statale Appia, vicino l’aeroporto di Ciampino, illuminata dai lampioni, uscii da quella specie di trans mentale e fermo al semaforo ripensai a quelle immagini che poco prima avevo vissuto mentalmente come un sogno. Quando arrivai a casa, raccontai la strana esperienza a mia moglie che disse che era solo frutto dei miei soliti pensieri strampalati. La stessa sera in Tv nel programma “I Fatti vostri”, condotto da Giancarlo Magalli, c’era il giovane Filiberto Caponi che stava raccontando la sua esperienza avuta nel mese di maggio del 1993, un incontro con uno strano essere nelle vicinanze della sua abitazione. Ebbi un sussulto e un fremito gelido mi percorse la schiena per diversi minuti. Alcuni particolari anatomici di quell’essere, da lui fotografato, erano identici a quelli da me vissuti poche ore prima mentalmente. Ancora oggi mi resta difficile interpretare quell’esperienza. Forse fu solo telepatia?


Questa è la foto che scattò Filiberto Caponi. Molte sono le somiglianze dell'essere con la mia esperienza.

Tratto dal profilo FB di Pietro Ponzo

giovedì 18 novembre 2010

La NASA svela il mistero di CHANDRA: è un buco nero neonato

La NASA svela il mistero di CHANDRA: è un buco nero neonato


Scritto da Sirius_Cily  


In una conferenza in diretta mondiale sul sito della NASA, l'Agenzia Spaziale Americana ha annunciato dopo una lunga attesa una delle più sorprendendi scoperte nel campo dell'astrofisica mai compiute dall'uomo. Tutti noi ricercatori e appassionati di astronomia speravamo che potesse essere finalmente annunciata una vicina nana bruna alle porte del Sistema Solare. Alcuni speravano addirittura in una dichiarazione esobiologica per la presenza di vita extraterrestre o di qualche altra sconvolgente verità cosmica. 


Nulla di tutto ciò, ma sapere, che pochi anni fa, un buco nero è nato ad una distanza relativamente vicina da noi, fa comunque dell'annuncio, qualcosa di unico e sensazionale.




















L'immagine in alto mostra una supernova all'interno della galassia M100 galassia che conterrebbe il più giovane buco nero mai scoperto nel nostro vicinato cosmico. In questa immagine, i raggi x di Chandra appaiono di colore oro, mentre i dati ottici del Very Large Telescope sono mostrati in giallo-bianco e quelli ad infrarossi dello Spitzer Space Telescope sono in rosso. La posizione della supernova, nota come SN 1979C, è etichettata.



SN 1979C fu scoperta nel 1979 da un astronomo dilettante. La galassia M100 si trova nell'ammasso della Vergine a circa 50 milioni di anni luce dalla Terra. Questa età di circa 30 anni, più la sua distanza relativamente vicina, fa di SN 1979C il più prossimo esempio di nascita di un buco nero mai osservato, se l'interpretazione da parte degli scienziati è corretta.


I dati di Chandra, così come quelli del NASA Swift, dello XMM-Newton del'ESA e dell'osservatorio tedesco ROSAT hanno rivelato una fonte luminosa di raggi X che è rimasta costante per i 12 anni dal 1995 al 2007. Questo comportamento e lo spettro dei raggi X, o la distribuzione di raggi X sostengono l'idea che l'oggetto in SN 1979C è un buco nero alimentato sia dal materiale in ricaduta nel buco nero dopo la supernova, sia da un binario compagno.

Gli scienziati pensano che SN 1979C si sia formato quando una stella circa 20 volte più massiccia del Sole è collassata. Il tipo di supernova esplosa aveva espulso parte del materiale ricco di idrogeno per cui è improbabile che possano essere stati associati con dei gamma-ray burst (GRB). Le Supernovae sono state talvolta associate ai GRB, ma solo quando la stella esplosa aveva completamente perso il suo involucro di idrogeno. Poiché la maggior parte dei buchi neri dovrebbero formarsi, quando il nucleo di una stella collassa e nessu gamma-ray burst viene prodotto, questa potrebbe essere la prima volta in cui osserviamo praticamente in diretta la nascita di un buco nero.

La giovane età di circa 30 anni dell buco nero è il valore osservato, cioè l'età dei resti così come appare nell'immagine. Gli astronomi stimano in tal senso l'età a causa della natura del loro campo di osservazione, in cui l'Universo si basa sulla conoscenza quasi interamente delle radiazioni elettromagnetiche ricevute dai telescopi.



Tabella della scoperta



Credit 
X-ray: NASA/CXC/SAO/D.Patnaude et al, Optical: ESO/VLT, Infrared: NASA/JPL/Caltech
Scale 
Image is 5 by 4 arcmin, (72,000 x 58,000 light years)
Category 
Supernovas & Supernova Remnants , Black Holes
Coordinates (J2000) 
RA 12h 22m 54.9s | Dec +15° 49' 21''
Constellation 
Coma Berenices
Observation Date 
Feb 18, 2006 & Apr 20, 2008
Observation Time 
15 hours 16 min
Obs. ID 
6727, 9121
Color Code 
X-ray (Gold); Optical (Yellow-white, Blue), Infrared (Red)
Instrument 
References 
Patnaude, D, et al. 2010, New Astronomy (in press); arXiv:0912.1571
Distance Estimate 
About 50 million light years
Release Date 
November 15, 2010


Fonte: http://chandra.harvard.edu/photo/2010/sn1979c/ 

Fonte in italiano: http://nemsisprojectresearch.blogspot.com/2010/11/la-nasa-svela-il-mistero-di-chandra-e.html 

A cura di Arthur McPaul